Il Braccio di San Tommaso

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LE RELIQUIE DELLA PRIMA CROCIATA NELLA BASILICA DI SAN NICOLA

Il braccio di San Tommaso

Quando Bari inizia ad essere un importante nodo stradale nel Medioevo, la sua posizione fa si che di qui passassero non poche reliquie portate da Crociati e Pellegrini.

Il più delle volte capitava che colui che portava la reliquia, si ammalava o tornava ferito, per poi morire nel luogo dove giungeva una volta approdato al ritorno dalla Terra Santa.

Soffermiamoci al periodo dell’abate Elia (1096/1105), da Bari passano pellegrini, cavalieri e vescovi che al rientro dalla Terra Santa, portavano con loro alcune reliquie che tutt’oggi sono custodite nella basilica di San Nicola, ne vanno menzionate almeno tre risalenti a quel periodo:

il braccio di San Tommaso Apostolo, il braccio di San Vincenzo martire e i capelli della Vergine Maria. Altre due (San Giacomo Maggiore e San Giacomo Minore) pare che siano coeve alle prime tre.

Il braccio di San Tommaso è la prima reliquia ad essere acquisita dalla basilica di San Nicola

prima ancora dell’arrivo del braccio di San Vincenzo, notizia riportata nell’Historia translationis brachii S.Vincentii Martyris dell’arcidiacono Giovanni.

Nel 1102 giunge un vescovo francese in città, era diretto in Terra Santa, viene accolto con grandi onori dall’arcivescovo Elia che lo invita a celebrare solennemente sull’altare della cripta.

Dopo diversi giorni il vescovo si imbarcò e si diresse verso il porto di Edessa per rendere visita al principe Baldovino di Burgo, suo cugino (famoso Crociato, conquistatore e re di Gerusalemme).

Tra i monili ricevuti in dono dal re, il vescovo richiede una reliquia in particolare, quella di San Tommaso.

Il re diede subito ordine di staccare un intero braccio dal corpo di San Tommaso e di portarlo dal vescovo che non appena ricevuta la reliquia, si imbarcò per Bari.

Arrivati nel porto di Bari, Elia invia sacerdoti ad accogliere il vescovo che nel frattempo si era ammalato.

Chiamato l’arcivescovo al capezzale, gli affidò la reliquia dando disposizione che se fosse morto, il cappellano avrebbe portato la reliquia nella sua cattedrale.

Ma non fu così perché il cappellano ebbe la stessa sorte del vescovo.

Il popolo barese allora, interpretò la cosa come la volontà di Dio, il quale disponeva che la reliquia dovesse restare a Bari per essere venerata.

Il braccio di San Tommaso riscosse un fulmineo successo devozionale, tanto che verso la fine del XII secolo, molti nobili, duchi e re normanni, applicarono una tassa sulle offerte ricevute per questa reliquia fino all’arrivo di re Guglielmo il Buono.

Guglielmo il Buono interrompe questa usanza, rinunciando a favore del Capitolo alla suddetta percentuale.

In un annotazione tergale di un suo diploma (1182) viene riassunto così:

“Qualiter rex Guillelmus donavit capitulo ecclesie sancti Nicolai ius sive partem quam habebat in oblationibus altaris sancti Nicolai et brachii sancti Thomae”

fonte studi Michele Gravina da:

Nicolaus studi storici anno XI fasc.1, rivista centro studi Nicolaiani della comunità dei padri domenicani Pontificia Basilica di San Nicola, storia della chiesa di Bari, Historia translationis brachii S.Vincentii Martyris dell’arcidiacono Giovanni

foto della reliquia di San Tommaso da:

le reliquie conservate nel tesoro della Basilica di San Nicola di Gerardo Cioffari